Una superficie di 230 m2 che potrà ospitare un patrimonio consistente di materiale biologico umano e dei relativi dati clinici. Una fotografia dello stato di salute della popolazione altoatesina, che sarà fondamento per nuove ricerche scientifiche volte a migliorare il trattamento medico. Qualità, standardizzazione e la grande mole di dati clinico-biologici fanno delle biobanca una risorsa fondamentale per la ricerca biomedica. Già nel 2009 la rivista “Time” ha riconosciuto l’importanza delle biobanche, facendole rientrare tra le 10 idee che hanno cambiato il mondo quali strumenti fondamentali per lo studio delle malattie e della eterogeneità genetica umana. Accanto ai materiali biologici stessi, consentono di immagazzinare numerose informazioni cliniche sulla persona, permettendo di fare una fotografia dello stato biologico/patologico di una popolazione e mantenerla intatta nel tempo per future ricerche. La nuova biobanca all’Ospedale di Bolzano, che si aggiunge ai 60 m2 della biobanca di Merano attiva già dal 2011, raccoglie i primi 600.000 campioni di materiale biologico umano. 28 congelatori a temperature estreme — fino ai -80°C e -196°C nei serbatoi di azoto liquido — permettono di custodire inalterato un raccolta di altissima qualità di campioni di sangue e sue frazioni (plasma e siero), urine e DNA della popolazione altoatesina e i campioni clinici del Servizio ospedaliero di Immunoematologia e Trasfusionale, tutti contrassegnati da un codice, in quanto la cifratura delle informazioni è un elemento chiave nella gestione delle biobanche.
Avere una visione chiara nella complessità e nella diversità della biologia umana è un requisito essenziale per la ricerca. “Usare la grande mole di dati custoditi nella biobanca permette di studiare lo sviluppo di una determinata malattia, come ad esempio il diabete e altre malattie cardiovascolari, nel lungo periodo e con un certa rilevanza statistica. Partendo da un gruppo di individui che presentano questo disturbo e i cui campioni biologici sono conservati nella biobanca biologicamente e fisiologicamente inalterati, possiamo analizzare e scoprire eventuali cause, genetiche e ambientali, della patologia”, afferma Peter Pramstaller, direttore del Centro di biomedicina dell’EURAC.“
Con questa sinergia tra EURAC e Azienda Sanitaria, possiamo finalmente dare un ulteriore slancio alla ricerca biomedica in Alto Adige, perché saranno proprio i campioni biologici degli altoatesini quelli raccolti nella biobanca”, afferma Stephan Ortner, direttore dell’EURAC. Infatti, la maggior parte dei materiali presenti nella biobanca all’Ospedale di Bolzano provengono dalle 8.000 persone che finora hanno partecipato a CHRIS (Cooperative Health Research in South Tyrol), lo studio di popolazione nato nel 2011 e promosso dal Centro di biomedicina dell’EURAC in collaborazione con l’Azienda Sanitaria. Nell’ambito di questo studio, i partecipanti hanno la possibilità di sottoporsi a uno screening gratuito sul loro stato di salute. Parametri clinici — come valori di sangue e urine — storia medica e stile di vita confluiscono ora in un unico database standardizzato. Ciò permetterà ai ricercatori di analizzare le malattie più diffuse, i fattori di rischio e i bisogni legati alla salute.“
Abbiamo tutti contribuito con entusiasmo a un’iniziativa che riteniamo fondamentale sia per la ricerca che per la clinica. Il nostro obiettivo primario è quello di raggiungere al più presto risultati tangibili per i nostri pazienti e ora siamo convinti che da questa collaborazione risulti un forte impatto locale”, commenta Oswald Mayr, direttore dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige.
VIDEO Biobanca di Bolzano, De Grandi (Eurac): “Qui ricerca ad alto livello” – altoadigeinnovazione.it
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14.12.2015